Rapporto Draghi, i punti in discussione al vertice Ue

Rapporto Draghi, i punti in discussione al vertice Ue

Il Rapporto Draghi al centro del dibattito europeo. Il Rapporto sulla competitività europea dell’ex presidente del Consiglio italiano Mario Draghi è stato presentato il 9 settembre scorso e ha acceso i riflettori su cosa l’Unione europea debba fare per restare competitiva nei confronti di Stati Uniti e Cina. Nel testo si legge ad esempio che «il fabbisogno finanziario necessario all'Ue per raggiungere i suoi obiettivi è enorme, sono necessari almeno 750-800 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi annui, secondo le ultime stime della Commissione, pari al 4,4-4,7% del Pil dell'Ue nel 2023». Draghi scrive che «per fare un paragone, gli investimenti del Piano Marshall nel periodo 1948-51 equivalevano all'1-2% del Pil dell'Ue».

Il documento si sviluppa attorno ad alcuni temi fondamentali tra cui innovazione, energia, clima, inclusione sociale, riduzione delle vulnerabilità, strategie finanziarie. E proprio di queste tematiche discuteranno i leader nel Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre. Vertici a cui seguirà quello dell’8 novembre a Budapest, un summit informale a cui parteciperà anche lo stesso Draghi. Sul tavolo anche le questione irrisolte in Ue: il completamento dell’unione del mercato dei capitali, l’unione bancaria, l’ipotesi di debito comune.

Draghi, non a caso, nel documento pubblicato a settembre ha individuato tre linee di intervento: sul fronte tecnologico colmare il divario con gli Stati Uniti e la Cina, insistere sulla decarbonizzazione e infine la sicurezza europea da intendersi come difesa ma anche come riduzione delle dipendenze da Paesi terzi per le materie prime strategiche (si pensi solo al cobalto per le batterie elettriche). Draghi ha poi fatto riferimento a tre grandi barriere o fattori di debolezza: l’incapacità Ue di perseguire i propri obiettivi con azioni politiche congiunte; lo spreco delle risorse comuni e la mancanza di coordinamento tra le diverse politiche ambientali e industriali. L'interrogativo ora resta uno: quanto di ciò che Draghi ha scritto verrà di fatto recepito dai leader politici e poi messo a terra? Come puntualizzato da Marco Buti e Marcello Messori sulle pagine del Sole 24 ore il rischio è l’attuazione di un “Draghi à la carte”.

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