Crollo delle borse, come è nata la crisi (e perché riguarda anche le Big Tech)
La scorsa settimana ha visto un venerdì nero per i mercati mondiali. Sotto il peso dei titoli tecnologici e dei timori per l'arrivo di una nuova recessione, le principali borse hanno bruciato miliardi di capitalizzazione. La peggiore è stata Piazza Affari, dove in due giorni sono andati in fumo quasi 40 miliardi di euro.
Nonostante il recupero di questa settimana che fa ben sperare gli investitori resta la domanda: come si spiega il calo record delle piazze finanziarie? I fattori in gioco sono diversi. In sintesi il crollo a Wall Street di Amazon e di Intel, colosso americano dei chip, e i deludenti dati Usa sul mercato del lavoro, con la disoccupazione risalita al 4,3%, hanno fatto crescere i timori rispetto a un rallentamento dell’economia globale.
Amazon ha registrato un preoccupante -8,74% mentre Intel ha perso fino al 27% registrando il calo maggiore dal 1982. Alle trimestrali deludenti si sono aggiunte le preoccupazioni per una recessione in Usa anche per via delle assunzioni negli Stati Uniti che hanno subito un netto rallentamento a luglio con il tasso di disoccupazione salito al livello più alto in quasi tre anni. Segnali che suggeriscono un deterioramento del mercato del lavoro più rapido di quanto atteso dagli analisti. La Federal Reserve potrebbe quindi correggere il tiro a settembre in direzione di un taglio dei tassi sul costo del denaro per dare respiro all’economia. In più Warren Buffett, celebre investitore americano, ha venduto la metà della sua quota di azioni Apple (per 76 miliardi di dollari) dando una scossa al settore tecnologico.
L’ansia da recessione ha contagiato anche i listini dall'Asia all'America, passando per il Vecchio Continente. Il risultato è stato il cosiddetto 'panic selling'. Di fatto una corsa alla vendita di strumenti finanziari dovuta al timore, da parte degli investitori, di imminenti ribassi dei titoli. Anche per questo la Borsa di Tokyo venerdì scorso è crollata perdendo il 5,81% per poi perdere il 12,4% lunedì, il peggior calo dal 1987. Lo Stoxx Europe 600, l'indice chiave dell'azionario in Europa venerdì scorso ha perso il 2,73%: le banche (-4,3%), i finanziari (-5,2%) e tecnologici (-6%, il calo più grande da ottobre 2020) sono stati i titoli più venduti, con gli investitori che si sono rifugiati in alcune azioni difensive, con le utility e alcuni prodotti farmaceutici che hanno sovraperformato, tra cui AstraZeneca (+0,78%) e Sanofi (+1,18%). A fine giornata non solo Milano chiudeva in rosso ma anche Parigi, Londra e Francoforte.