BigTech, cosa ci dicono i conti dei colossi sulla salute del comparto dell’innovazione

BigTech, cosa ci dicono i conti dei colossi sulla salute del comparto dell’innovazione

Tra dati inattesi e ricavi record (in alcuni settori), le trimestrali delle BigTech sono da sempre una cartina da tornasole per capire lo stato di salute dell’industria tecnologica. Parliamo di giganti come Google e Microsoft che capitalizzano oltre 4 mila miliardi, quasi due volte il Pil dell'Italia.

Nell’ultima settimana sono stati pubblicati i conti trimestrali delle BigTech a stelle e strisce. I leader del settore, tra cui Apple, Alphabet, Meta, Amazon e Microsoft, hanno tutti annunciato ricavi in crescita sopra le aspettative. Così si spiega il salto del Nasdaq Composite, l’indice composto in maggioranza da aziende tech: da gennaio è salito del 16,90%.

C’è poi Nvidia. L'azienda tecnologica statunitense dei chip, nata nel 1993, e ad oggi il produttore di semiconduttori che vale di più al mondo. I titoli di Nvidia sono saliti del 160% quest'anno e del 1.000% dai minimi dell'ottobre 2022. Il colosso ha comunicato i dati del secondo trimestre che si è chiuso con ricavi quasi più che raddoppiati a 30 miliardi (dai 13,5 di prima) e forti utili per 16,59 miliardi di dollari. A marzo 2024, grazie ad un'enorme crescita dovuta agli investimenti nell'Intelligenza Artificiale, la capitalizzazione ha superato i 2.000 miliardi di dollari e Nvidia è diventata la terza azienda al mondo per capitalizzazione dopo Microsoft e Apple, staccando la rivale Intel. Nel 2024 il sorpasso sui colossi di Redmond e di Cupertino e la consacrazione a regina della Borsa, con la conquista del gradino più alto e una capitalizzazione oltre i 3.000 miliardi di dollari. 

Il boom dei ricavi è un buon segnale dopo i timori di agosto sul futuro dell’Ai. L’aumento esponenziale indica che l’adozione della tecnologia sta accelerando ed è vicina la rivoluzione industriale. Un rallentamento della domanda dei suoi semiconduttori avrebbe allertato gli investitori diffondendo i timori di un ritardo nella corsa alla cosiddetta «killer app», in grado di stravolgere i processi produttivi.

News correlate