Pnrr, a che punto è il nuovo piano?
Il Pnrr è in trasformazione, ma avanza lentamente in termini di spesa. Secondo i dati di Openpolis, sarebbero 265 le misure del nuovo Piano nazionale di ripresa e resilienza modificato dal governo Meloni a dicembre. Tra questi 199 investimenti e 66 riforme. L’investimento più importante è rappresentato dai 14 miliardi stanziati per l’Ecobonus. Seguono il credito d’imposta per i beni strumentali 4.0 (con 8,9 miliardi di euro allocati) e la transizione 5.0 (6,3 miliardi). Tre linee d’intervento che valgono circa il 15% del Piano: l’importo totale del Pnrr, con la revisione, è salito infatti da 191,5 a 194,4 miliardi di euro.
Ma a che punto siamo con la spesa? Fare una rendicontazione puntuale è complesso. Secondo i dati forniti dal governo, al 31 dicembre 2023 le amministrazioni titolari hanno speso complessivamente 43 miliardi di euro. Pochi rispetto alla tabella di marcia ideata a suo tempo dal governo Draghi. Per gli anni successivi però, va detto, la spesa è stata rivista. In che modo viene spiegato in una recente relazione della Corte dei conti. In breve con la revisione del Pnrr si assiste ad uno scivolamento in avanti di buona parte delle misure previste nella prima metà del quinquennio del Piano oltre a uno spostamento dei fondi dalle opere pubbliche agli incentivi ai privati e alle imprese. Nell’ultimo biennio il governo punta sul recupero della spesa rinviata, cui si somma quella aggiuntiva della revisione: nel 2025 saranno quindi 56 i miliardi da spendere secondo la nuova programmazione mentre nel 2026 saranno 48,6 miliardi.
Nella relazione la corte mostra come l’avanzamento finanziario restituito sulla base dei dati caricati nel sistema di monitoraggio ReGiS a maggio evidenzi «progressi elevati per la Missione 2 “Rivoluzione verde e ambiente e sicurezza energetica” (38,9 per cento) e per la Missione 1 “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura” (29,4 per cento). In fase ancora iniziale, invece, figura la Missione 5 “Inclusione e coesione” (5,5 per cento)».
La Corte segnala poi nel nuovo Pnrr un aumento nella concessione di incentivi a unità produttive. Come chiarisce Openpolis siamo passati dal 16,8 al 22,2% del totale degli investimenti previsti. La variazione sarebbe legata al potenziamento del piano Transizione 5.0 (6,3 miliardi), alla transizione ecologica del sistema produttivo e alle filiere strategiche per le net zero technologies (2,5 miliardi) e al sostegno per l’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili nelle Pmi (320 milioni). Per le politiche agricole pesa l’introduzione della misura dei contratti di filiera (2 miliardi) e il rifinanziamento del parco agrivoltaico (+1,5 miliardi). All’aumento degli incentivi alle imprese si affianca però una contrazione dei lavori pubblici (-11,5 miliardi), passati ad occupare il 41,4% rispetto al 48,1% pre-revisione, rimanendo in ogni caso la voce di spesa più importante del nuovo Pnrr.