Economia al 2024, i trend secondo il World economic forum
Instabilità geopolitica, mercati in ripresa (ma in ordine sparso), crisi climatica, inflazione e intelligenza artificiale. Sono questi i trend che impatteranno sulle nostre vite nel prossimo anno secondo lo Strategic Intelligence Outlook del World Economic Forum, che ha visto esperti di diversi settori esplorare le tendenze macroeconomiche del 2024. Posto che il mondo si trova ad affrontare una moltitudine di crisi interconnesse, dalle guerre all’instabilità dei mercati, dall’emergenza climatica all’innovazione tecnologica, ecco alcune delle sfide che affronteremo secondo studiosi ed esperti da gennaio.
Il rebus geopolitica
Sui conflitti nel mondo il World Economic Forum fa riferimento al ruolo (da rilanciare) della diplomazia per arginare l’instabilità. Dice Comfort Ero, presidente e direttore generale dell’International Crisis Group: «La guerra a Gaza dimostra che ci troviamo di fronte a una crisi molto grave nel processo di pace. Gli sforzi diplomatici e gli strumenti economici, come le sanzioni per porre fine alle guerre, stanno fallendo e la ricerca di accordi sta diventando molto più difficile, portando a una sfiducia nel sistema internazionale». Occorre anche la consapevolezza sul fatto che sono mutati i conflitti. «Non solo ci sono più guerre, ma le guerre durano molto più a lungo», aggiunge. Un’incertezza che si riflette sui mercati, che tradizionalmente puntano su una stabilizzazione dello scenario mondiale escludendo, ad esempio, un’estensione del conflitto in Medio Oriente. A livello di commercio però la guerra si fa sentire. Secondo un report della Bce circa il 50% delle multinazionali in Europa sta ragionando in termini di derisking, evitando partnership strette con i Paesi ad alto rischio geopolitico.
Inflazione e tassi
In favore di una stabilizzazione dei mercati europei gioca poi il calo dell’inflazione.Una delle domande clou del 2024 è: scenderanno i tassi che determinano il costo del denaro? Secondo il Wef Le banche centrali potranno gestire in modo equilibrato la lotta all'inflazione che sembra aver interrotto la sua corsa in Ue e negli Usa. Affronteremo quindi un ciclo economico non recessivo ma comunque modesto. Il report cita Samir Saran, presidente della Fondazione Observer per la Ricerca. «Il 2023 finisce sull’onda di acquisti importanti guidati da aspettative altrettanto importanti di politiche monetarie più espansive nel trimestre a venire. Infatti, la fine del 2023 vede un’inflazione particolarmente docile che, se confermata nel 2024, darebbe alle banche centrali quello spazio di manovra necessario per tagliare i tassi. Va notato che il mercato si è già portato avanti e prezza più che abbondantemente questo scenario che, quindi, dovrà essere confermato dai dati dei prossimi mesi». C’è però l’incognita Trump. Man mano che ci avvicineremo al 5 novembre 2024, la questione delle elezioni presidenziali americane influenzerà i mercati internazionali. Con l’economia a stelle e strisce che potrebbe vedere un’altra stagione di espansione fiscale finanziata in deficit.
Prospettive sull'intelligenza artificiale
Il 2024 sarà poi l'anno dell’Ai come leva di produttività. Secondo Reid Hoffman, fondatore di Linkedin e tra i primi fautori di Open Ai, la casa madre di Chat Gpt, siamo entrati nell’era dell’Intelligenza artificiale. Amit Sinha, responsabile App Innovation in Microsoft dice:«Le persone sono davvero curiose di sapere come l'IA generativa possa aiutarle nella crescita del loro business e molte organizzazioni stanno ora esaminando le aree che possono essere supportate da questa tecnologia e, in alcuni casi, stanno anche intraprendendo programmi e proof of concept. Mi aspetto che questa tendenza continui con l'emergere di nuove applicazioni e con un numero sempre maggiore di organizzazioni che cercano opportunità di sviluppo».
Crisi climatica
Non va poi dimenticato il climate change. A dicembre i 198 delegati alla Cop28, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, hanno approvato il 'Global Stocktake', il bilancio degli impegni e che comprende le azioni per ridurre le emissioni di gas serra. Il punto è che i buoni propositi non basteranno. Sung-Ah Lee, vicedirettore generale dei servizi aziendali dell'Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) lo spiega nel report del Wef: «Se pensiamo all'economia, oltre il 50% del PIL proviene dalla natura; così tante imprese dipendono da essa, se non direttamente, indirettamente attraverso le loro catene di approvvigionamento e i loro clienti. A livello economico dovremmo iniziare a valorizzare ciò che la natura ci dà». Nella consapevolezza che non abbiamo un Pianeta B.