Fmi, crescita a +0,7% per l’Italia nel 2023 ma servono riforme (anche secondo Moody’s)
Giudizi tra ombre e luci per l'economia italiana. Il Fondo Monetario internazionale taglia le stime del Pil dell’Italia per il 2023 e il 2024. Si conferma quindi la frenata italiana che non fa eccezione nel contesto di un’economia globale in rallentamento. Per l’anno in corso il fondo, nel suo World Economic Outlook presentato a Marrakech, l'Fmi vede una crescita dello 0,7%, con un taglio di 0,4 rispetto alle previsioni di luglio, quando si parlava di possibile rialzo. Per il 2024 il nostro Paese crescerà solo dello 0,7%, con una limatura di 0,2 rispetto alle precedenti stime. Per quanto riguarda il debito pubblico i tecnici dell’Fmi prevedono che raggiunga quest’anno il 143,7 per scendere al 143,2 al 2024 e al 140,1 al 2028 mentre il deficit sarà pari al 5% per poi calare al 4% il prossimo anno.
Non va meglio in Ue. Fmi prevede che la crescita nell'area euro diminuirà dal 3,5% nel 2022 allo 0,7% nel 2023, prima di salire all'1,2% nel 2024. In ulteriore rallentamento la Germania, che da sola vale un terzo del Pil della zona della moneta unica e che archivierà il 2023 con una recessione (-0,5%) seguita il prossimo anno da un `rimbalzo` dell`economia (+0,9%). Decisamente migliori le condizioni della Francia, seconda economia dell`area, che vede le previsioni per quest`anno migliorare al +1% e quelle del 2024 stabili al +1,3%. A livello globale gli economisti di Washington prevedono che la crescita globale rallenterà dal 3,5% del 2022 al 3,0% nel 2023 e al 2,9% nel 2024. Le proiezioni rimangono al di sotto del livello storico (2000-2019) medio del 3,8%, e mentre la previsione per il 2024 è in calo di 0,1 punti percentuali rispetto a quella formulata a luglio.
Tra le buone notizie per il nostro Paese settimana scorsa l'agenzia Moody's ha confermato il rating dell'Italia 'Baa3' alzandol'outlook a 'stabile' da 'negativo'. Le prospettive di breve termine dell’Italia sono sostenute dall’attuazione del Pnrr e dai recenti miglioramenti del settore bancario», si legge nella nota di Moody’s. «I rischi legati alle forniture energetiche sono diminuiti in parte per il clima buono dello scorso inverno, ma anche per le azioni del governo» per la diversificazione delle forniture e del rafforzamento dell’infrastruttura energetica», prosegue ancora sottolineando che la forza del settore bancario italiano è «migliorata significativamente. Un lento ma graduale consolidamento nel sistema bancario ha portato a una migliore efficienza operativa e a complessivi miglioramenti della redditività». Tra le riforme necessarie la sburocratizzazione del Paese e la spinta sull'innovazione digitale.