Cuneo fiscale, il taglio da 3 miliardi (e il caso sul Def)
Caos sul Def dopo che l'Aula della Camera ha respinto la risoluzione di maggioranza sullo scostamento di bilancio. Il testo è stato bocciato con 195 sì, 105 astensioni e 19 no. La bocciatura riguarda la risoluzione, che autorizzava lo scostamento di bilancio per 3,4 miliardi nel 2023 e 4,5 miliardi nel 2024. Cifre messe a disposizione dai buoni numeri del Def, il Documento di economia e finanza, varato dal Consiglio dei ministri qualche settimana fa. Per l’anno in corso infatti il governo Meloni intendeva utilizzare i 3,4 miliardi di tesoretto per finanziare il taglio del cuneo fiscale lavorando dall'anno successivo per la riduzione della pressione fiscale.
Un Consiglio dei ministri "emergenziale", si è riunito nella serata di ieri a palazzo Chigi e ha approvato una nuova Relazione al Parlamento ai sensi dell'art. 6 della legge 24 dicembre 2012, n. 243. Restano confermati i saldi di finanza pubblica già riportati dal Documento di economia e finanza 2023, mentre la nuova Relazione sottolinea le finalità di sostegno al lavoro e alle famiglie. Il Def approvato l'11 aprile segnalava una crescita lievemente migliore per l'Italia: con il prodotto interno lordo che quest’anno salirà dell’1%, contro lo 0,6% fissato dalla Nota di aggiornamento al Def (Nadef) dello scorso novembre. Veniva confermata anche la riduzione del debito in rapporto al Pil. Nel Def si prevedeva anche una riduzione della pressione fiscale: dal 43,3% nel 2023 al 42,7% entro il 2026.
Per il 2023 l'obiettivo dell'esecutivo resta quindi il taglio di un altro punto percentuale sui contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti, che così sale al 4% per i redditi fini a 25 mila euro e al 3% per quelli tra i 25 e i 35 mila euro. L’impegno del governo per l’arco della legislatura resta la sforbiciata di 5 punti complessivi. Posto che non ci siano intoppi ulteriori all'iter parlamentare del testo sullo scostamento di bilancio.