Materie prime, resta alta l’inflazione ma calano i prezzi di gas, grano e petrolio
Nonostante l'inflazione continui a preoccupare i mercati - quella americana si conferma in frenata ma in misura minore rispetto alle attese e con un tasso all'8,1% - si registrano alcuni segnali di inversione di tendenza per i prezzi delle materie prime, alimentari e non. Cali che si sono visti anche nella seduta di Borsa del 16 settembre, dopo oltre sei mesi di guerra tra Russia e Ucraina.
Con il prosieguo delle esportazioni dai porti ucraini sul Mar Nero, ad esempio, è crollato il prezzo del grano. Nel dettaglio lo 'sconto' sul grano duro si è attestato allo 0,4% a 922,5 dollari per unità contrattuale da 5mila staia. Giù dello 0,56% anche il grano tenero a 840,25 dollari.
Segno meno anche per il greggio, stabilizzato a quota 90 dollari al barile. Nel dettaglio ha ceduto lo 0,06% a 85,07 dollari al barile il greggio Wti, mentre è leggermente salito dello 0,24% a 91,06 dollari al barile il Brent del Mare del Nord. Quanto al gas è tornato sotto i 200 euro al MWh, lasciando sul campo il 6,9% a 199,5 euro al MWh sulla piazza di Amsterdam per le consegne in ottobre. Mentre a Londra il ribasso dei futures sul prossimo mese è stato del 12,16% a 339,55 penny per ogni singola unità termica (Mbtu). Sul fronte dei metalli hanno ceduto l'oro (-1,67% a 1.658 dollari l'oncia), l'argento (-2,65% a 18,85 dollari l'oncia), il ferro (-1,17% a 715,5 dollari la tonnellata) e l'acciaio (-1,36% a 3.696 dollari la tonnellata).
Va precisato però che si tratta comunque di prezzi anomali. Che si posizionano su livelli significativamente elevati rispetto al pre-Covid. Secondo i dati del Centro studi Assolombarda, il gas naturale europeo tra gennaio 2020 e giugno 2022 segna +646,8%, il nichel +106,8%, l'acciaio +82%, il rame +63,1%, lo zinco +62,5%, l'alluminio +55,2%, il ferro +51,6% e il legno +35,9%. Aumenti che, uniti a quelli sulle bollette, rischiano di mettere in crisi migliaia di imprese del Bel Paese.