Inflazione da guerra, così la crisi Ucraina influenza i prezzi in Italia
La guerra in Ucraina si riflette in Italia nell'aumento record dei prezzi dei beni energetici e alimentari. Basta guardare il carrello della spesa o il costo della benzina per capirlo. A marzo nel nostro Paese l’aumento dei prezzi rispetto a un anno fa è del 6,7% per l’Istat. Posto che buona parte dell'inflazione è legata alla crisi energetica, anche l'alimentare ha visto un aumento importante dei prezzi.
Il Fao Food Price Index, sulle quotazioni globali delle principali derrate alimentari, grano in primo luogo, è salito a marzo ai massimi da quando l’indicatore è stato creato nel 1990. In più a inizio marzo in Italia le quotazioni di grano tenero e mais hanno sfondato, per la prima volta nella storia, quota 400 euro a tonnellata per poi scendere lievemente. Sul grano, in particolare, pesa il blocco delle esportazioni dall'Ucraina tanto che l'India, il secondo produttore mondiale, potrebbe stabilire una quantità record di esportazioni di grano nel 2022.
Complice l'aumento del prezzo dei mangimi per gli animali d'allevamento prodotti a base di cereali, si registrano anche rincari significativi per latte e derivati (più 2,6%) e le carni (più 4,8%). E questo perché i mangimi come il mais rappresentano circa la metà o più dei costi degli allevamenti.
Il conto complessivo della guerra, per il nostro Paese, rischia di essere molto elevato. Impennata dei prezzi delle materie prime, aumento dell’incertezza e mercati bloccati si rifletteranno sul Pil. Nel primo trimestre di quest’anno, secondo il Bollettino economico della Banca d’Italia, a causa della guerra il nostro Prodotto interno lordo è infatti già sceso di «poco più di mezzo punto». E tra gli economisti si parla, di nuovo, di rischio recessione.