L’isolamento russo, quanto pesano le sanzioni finanziarie su Mosca
Isolata e a rischio default. La Russia di Putin sta accusando il colpo delle sanzioni occidentali scattate dopo l'invasione dell'Ucraina il 24 febbraio scorso. A più di un mese dall'inizio delle guerra Mosca si trova, di fatto, sola sul fronte finanziario e commerciale.
Le misure Ue e Usa più dure riguardano il congelamento dei beni della banca centrale russa. Una sanzione pensata per impedire a Mosca di usare i suoi 630 miliardi di dollari di riserve in valuta estera. Diverse banche russe sono poi state escluse dal sistema di scambi finanziari internazionali Swift, necessario per i trasferimenti di denaro all'estero. Il che sta causando importanti ritardi nei pagamenti da e per la Russia per miliardi di euro. In parallelo il Regno Unito ha escluso le banche russe dal suo sistema finanziario congelando i loro beni e impedendo alle istituzioni britanniche di concedere prestiti alle aziende russe.
Complicazioni anche sul fronte energetico per Mosca, almeno sul lungo periodo. Gli Usa hanno deciso infatti di vietare tutte le importazioni di petrolio e gas russo mentre Londra eliminerà gradualmente il petrolio russo entro la fine del 2022. Più delicata la questione per l'Unione europea che è fortemente dipendete dal gas di Putin. L'Ue si rifornisce da Mosca per il 25% del petrolio e il 40% del gas ma ha annunciato di volersi rendere indipendente «molto prima del 2030». Sul superamento delle importazioni da Mosca certamente andrà poi ad incidere la recente pretesa di Putin di ricevere transazioni in rubli. Una decisione che ha compattato ancora di più i Paesi del G7 contro Mosca. Che, tra guerra, sanzioni e fuga delle aziende estere, rischia di perdere quest'anno l'8,5% del Pil. Si tratterebbe per S&P Global Ratings del crollo più grave dal -14,5% registrato nel 1992, alla caduta dell’Unione sovietica.