Caro-energia, per le imprese costi sù a 37 miliardi. Il rischio è dover chiudere
Il caro energia continua a spaventare le imprese italiane. Tanto che alcune aziende hanno deciso di fermare la produzione o rallentarla per limitare le perdite. Tra i casi più noti le vetrerie di Murano, la Btt di Brescia, che ha denunciato di lavorare in perdita da mesi, e la Ceramiche MoMa in provincia di Modena dove il titolare ha dovuto mettere in cassa integrazione o ferie forzate i suoi 350 dipendenti fino al primo febbraio.
La situazione è complessa e non sembra destinata a risolversi nel breve termine. Secondo i calcoli del Centro studi di Confindustria, nel 2022 il costo dell’energia per le imprese sarà di 37 miliardi. Nel 2018 il conto era stato di 8 miliardi ma nel 2020 era già salito a 20 miliardi. Il cuore del problema è il prezzo del gas, che fino all’inizio del 2021 era rimasto sotto controllo, e che ha iniziato a impennarsi a partire da maggio. Parliamo della materia prima che ha subìto i rincari maggiori nell’ultimo anno con un +423% a livello globale.
Anche per questo Confindustria ha chiesto al governo Draghi un "whatever it takes" dell'energia. Un primo intervento è arrivato con il Decreto Sostegni Ter. Il decreto interviene per far fronte al caro bollette, con lo stanziamento di altri 1,6 miliardi. Lo sottolineano fonti di governo. "L'esecutivo - ricordano - era già intervenuto sul primo trimestre 2022 stanziando 3,8 miliardi al fine di mitigare il rincaro del costo dell'energia, in particolar modo per le famiglie. Con il provvedimento di oggi, il governo interviene nuovamente con un ulteriore 1,6 miliardi, un totale nel periodo gennaio/marzo 2022 di 5,4 miliardi". L'intervento odierno è maggiormente mirato a sostenere il mondo delle imprese. Per ridurre gli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico l'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (ARERA) "provvede ad annullare, per il primo trimestre 2022, con decorrenza dal 1 gennaio 2022, le aliquote relative agli oneri generali di sistema applicate alle utenze con potenza disponibile pari o superiore a 16,5 kW". Viene poi riconosciuto alle imprese energivore "che hanno subìto un incremento del costo per KWh superiore al 30%" rispetto allo stesso periodo 2019 "un credito di imposta, pari al 20% delle spese sostenute" per l'energia.