Reportistica di sostenibilità: contenuti e sviluppi normativi
Il contesto normativo odierno in merito alla comunicazione delle informazioni di carattere non finanziario discende direttamente dalle attività condotte a livello sovrannazionale, incentrate sul raggiungimento degli obiettivi legati al contrasto del cambiamento climatico, delle disuguaglianze, alle diversità di genere e di altri fenomeni sociali considerati prioritari. Infatti, l’Unione Europea ha assegnato una significativa importanza all’informativa non finanziaria nel gestire la transizione verso un’economia globale maggiormente sostenibile, essendo uno strumento che coniuga nello stesso tempo obiettivi di redditività a lungo termine, giustizia sociale e protezione dell’ambiente. In questo contesto, la comunicazione delle informazioni non finanziarie contribuisce a misurare, monitorare e gestire i risultati delle imprese e il relativo impatto sulla società, potendo considerarle non solo sotto l’aspetto numero e giuridico ma anche come un insieme di valori e di responsabilità.
La Direttiva del Parlamento Europeo e il Consiglio Europeo 2014/95/UE del 22 ottobre 2014, recepita dal Legislatore italiano con il D.lgs 254/2016 e resa operativa dal 2017, ha introdotto nuove misure in merito alla comunicazione delle informazioni di natura non finanziaria. La ratio della norma è stata quella di introdurre un nuovo strumento che sapesse accompagnare le informazioni del bilancio economico-finanziario con nuove informazioni di carattere ambientale, sociale e di governance, al fine di ampliare il concetto di creazione del valore da parte delle imprese e le prospettive di sviluppo economico dell’attività d’impresa anche in relazione a tematiche ESG. L’adozione della Direttiva ha quindi rappresentato un passo importante verso l’introduzione di un modello armonizzato sulla comunicazione delle informazioni di sostenibilità ambientale e sociale, nonché in merito alla trasparenza del governo societario, allo scopo di garantire una sufficiente comparabilità dell’informativa e rispondere alle esigenze degli investitori e di altri portatori di interesse che intendano accedere alle informazioni relative all’impatto delle imprese sulla società di riferimento. La Direttiva ha previsto la rendicontazione di sostenibilità in via obbligatoria solo per alcune tipologie di aziende che abbiano titoli di capitale quotati su mercati regolamentati e che superino determinate dimensioni, ossia che abbiano avuto in media più di 250 dipendenti e che nel corso dell’ultimo esercizio contabile abbiano avuto:
- un totale dell’attivo patrimoniale superiore a 20 mln euro
- un totale dei ricavi delle vendite e delle prestazioni di servizi superiori a 40 mln euro
La Direttiva lascia al tempo stesso la facoltà di adottare la comunicazione di sostenibilità a tutto il mondo delle imprese e di essere conformi alla normativa, purché siano rispettati gli ambiti minimi di rendicontazione previsti dalla norma, individuati nei seguenti punti:
- l’utilizzo delle risorse energetiche, distinguendo tra quelle da fonti rinnovabile e non rinnovabile, e l’impiego di risorse idriche;
- le emissioni di gas ad effetto serra e le emissioni inquinanti nell’atmosfera;
- aspetti sociali e attinenti alla gestione del personale, includendo le azioni al fine di garantire la parità di genere e le modalità con cui si realizza il dialogo con le parti sociali;
- le misure adottate per prevenire le violazioni dei diritti umani e altre azioni discriminatorie;
- le azioni volte alla lotta contro la corruzione;
La rendicontazione e la comunicazione delle informazioni di sostenibilità in conformità alla normativa, prescindendo dall’obbligo normativo, acquisisce valore strategico e pone l’azienda nelle condizioni di pianificare e sviluppare la propria attività in ottica ecosostenibile, in linea con le esigenze di filiera e con gli indirizzi comunitari.
La maggiore attenzione verso il tema dell’ecosostenibilità in azienda e la maggiore consapevolezza che la Reportistica di sostenibilità può orientare l’impresa verso gli obiettivi definiti in ambito internazionale, ha portato l’Unione Europea a dare ulteriore impulso alla normativa e a estendere il perimetro di obbligatorietà alla rendicontazione. La proposta di Direttiva sulla Corporate Social Responsability Reporting pubblicata dalla Commissione Europea lo scorso 21 aprile introduce delle modifiche all’attuale normativa, avendo come obiettivo quello di rafforzare le informazioni di sostenibilità nei confronti degli stakeholder (istituti di credito, investitori, clienti, fornitori, consumatori), e si sviluppa in particolare su 5 ambiti:
- nuovo perimetro di obbligatorietà alla rendicontazione, in quanto l’obbligo si applicherebbe anche alle aziende definite di grandi dimensioni, secondo i parametri dimensionali previsti dal framework europeo, non quotate su mercati regolamentati;
- nuova metodologia della “doppia materialità”, secondo la quale l’azienda deve rendicontare le informazioni di sostenibilità e deve valutare il suo posizionamento sotto due aspetti: quali sono gli effetti che l’attività d’impresa ha sulla società in termini di sostenibilità e, al tempo stesso, come l’attività d’impresa è esposta alle tematiche di sostenibilità esterne;
- nuovi standard di rendicontazione europei: in particolare, l’EFRAG – European Financial Reporting Advisory Group – introdurrà degli standard di rendicontazione generali e specifici che siano conformi agli attuali standard GRI e che integrino anche altre normative europee (Regolamento sulla Tassonomia EU e l’European Pillars of Social Rights);
- assurance di ragionevolezza: i soggetti incaricati alla revisione della reportistica di sostenibilità adotterebbero un livello di assurance di ragionevolezza il quale prevede, a differenza della versione limited, che il professionista riduca il rischio dell’incarico in modo che sia espressa una conclusione maggiormente appropriata sulle informazioni oggetto del documento;
- digitalizzazione del documento e delle informazioni pubblicate.
Il primo anno di applicazione delle novità normative è previsto nel 2023, con pubblicazione dei Report nel 2024. La Commissione Europea continuerà la sua attività di estensione dell’obbligo e di armonizzazione della normativa, contando anche di introdurre elementi di proporzionalità per le PMI nei metodi di rendicontazione, in quanto la rendicontazione di sostenibilità sarà sempre più percepita come la chiave per accedere a sistemi premianti e per accelerare sulla transizione energetica.
S CO A – ESG ITALIA