Oltre le aspettative. Dopo quasi due anni di pandemia, il Pil dell'Italia sorprende gli analisti. La crescita acquisita per il 2021 (quella che si otterrebbe se nel quarto trimestre dell’anno il Pil italiano segnasse una variazione congiunturale nulla) è del 6,2%. A dirlo è l’Istat che ha pubblicato di recente un report con i dati economici trimestrali. Nel dettaglio, nel terzo trimestre di quest'anno il Pil è aumentato del 2,6% rispetto al trimestre precedente e del 3,9% nei confronti del terzo trimestre del 2020. Si conferma quindi «una ripresa congiunturale sostenuta dell’economia italiana», secondo l'Istituto di statistica. I numeri danno poi ragione alle previsioni fatte a novembre dal ministro dell'Economia, Daniele Franco che in conferenza stampa aveva detto: «Chiuderemo il 2021 con una crescita del 6,2-6,3%, superiore al dato Nadef».
Anche l'Ocse, l'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ha evidenziato la ripartenza italiana. Nell'aggiornamento annuale delle previsioni di crescita, l'Ocse per l'Italia stima una crescita al 5,9% nel 2021 e al 4,1% nel 2022. Rispetto alle prospettive economiche di maggio, l'istituzione ha rivisto le stime italiane al rialzo di 1,4 punti per il 2021 e al ribasso di -0,3 punti per il 2022.
Ma come si spiega questa ripresa? Oltre alla manifattura, che conta buone performance anche in termini di export, nel terzo trimestre un contributo importante al Pil è arrivato dal comparto dei servizi. Dai dati Istat emerge come siano subentrati i servizi con un +3,4% congiunturale. In particolare hanno rialzato la testa commercio, trasporti, alloggio e ristorazione. Dice l'Istat nel report Le prospettive per l'economia italiana anni 2021-2022: «Un ulteriore segnale positivo è rappresentato dal recupero degli investimenti, che riflette sia il proseguimento della fase espansiva di quelli in costruzioni, più accentuata nei primi due trimestri dell’anno, sia l’ulteriore progresso nel terzo trimestre di quelli in impianti, macchinari e armamenti». Si prevede che «sosterranno la ripresa» con un'intensità più accentuata quest'anno (+15,7%) rispetto al 2022 (+7,5%), accanto al deciso incremento dei consumi (+5,1% e +4,8%).