Ripresa, il Pil corre il lavoro no: il rischio è la Jobless Recovery
Un danno da oltre 21 miliardi di euro, circa l’1,2% del Pil. A tanto ammonta, secondo l'ultimo studio Censis-Confcooperative, la perdita economica legata al cosiddetto mismatch sul mercato del lavoro ovvero la mancanza di allineamento tra la domanda e l’offerta di lavoro. Un fenomeno che si traduce in centinaia di aziende che non trovano chi assumere e in migliaia di lavoratori che non trovano impiego.
In totale nel secondo semestre 2021 sono, secondo l'analisi basata sui dati dell'Istat, 233mila i lavoratori introvabili per le imprese. «Se le imprese fossero riuscite ad assumere tutto il personale di cui hanno bisogno — precisa Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative — la crescita del Pil nel 2021 sarebbe salita dal 5,9% al 7,1%».
Un paradosso anche se si guarda ai dati dell'occupazione. Dall’inizio della pandemia siamo infatti ancora in territorio negativo con una perdita complessiva di 390 mila posti di lavoro. Disoccupazione e mismatch quindi frenano la ripresa che è certificata dagli ultimi numeri pubblicati nella Nadef di settembre. Nel testo si legge: «Pur ipotizzando un fisiologico rallentamento della crescita negli ultimi tre mesi dell’anno, la previsione annuale di aumento del PIL sale al 6,0 per cento, dal 4,5 per cento ipotizzato nel DEF in aprile».
Il tema però è rendere strutturale la ripresa e sostenere le imprese che creano lavoro e non semplicemente Pil. Il rischio è essere condannati a una ripresa senza lavoratori, la cosiddetta «jobless recovery». Un fenomeno economico che si verifica quando una macroeconomia si sviluppa mantenendo o diminuendo il suo livello di occupazione. Un problema in termini di domanda interna e reddito disponibile delle famiglie.
Per evitare ciò occorre lavorare su due fronti: facilitare l'attività d'impresa e investire sulla formazione delle persone. Nella prima direzione vanno la riduzione delle tasse sul lavoro e il potenziamento delle agevolazioni per le aziende come Industria 4.0. Occorre poi lavorare però per superare il mismatch. Come? Potenziando la rete degli Its, gli Istituti tecnici superiori che preparano i tecnici 4.0 oggi mancanti nelle aziende, e favorire i percorsi trasversali nelle università puntando sui due focus indicati dall'Europa: digitale e sostenibilità.