Pmi, quei macchinari ancora troppo vecchi: le sfide 4.0
Innovazione sì ma solo per le aziende di taglia grossa. Ucimu-Confindustria, l’associazione degli industriali delle macchine utensili e robot, ha presentato una nuova indagine sull’aggiornamento dei macchinari nel pre-pandemia. Il risultato? Industria 4.0 dal 2019 è stato un fenomeno che ha interessato le grandi e medie imprese sopra i 200 addetti, mentre ha interessato molte meno le piccole.
Secondo i dati dell’associazione l’età media del parco macchine installato nelle fabbriche metalmeccaniche è risultato pari a 14 anni e 5 mesi, in aumento di 1 anno e 9 mesi rispetto alla precedente rilevazione che risaliva al 2014. Si tratta anche dell’età media più alta mai registrata dal 1975 e ciò si spiega come ricorda Dario di Vico sul Corriere della sera «con il fatto che è ancora ampia la platea di imprese che non ha operato investimenti digitali nonostante gli incentivi 4.0 e che hanno conservato la radicata abitudine di lasciare in funzione, anche part time, macchinari datati ma comunque funzionanti».
Non sorprende quindi scoprire come sia in aumento la percentuale di macchinari con più di vent’anni di anzianità: pari addirittura al 48% del totale installato. A bilanciamento va detto che sale però al 16,1% anche la quota di macchine “giovani”. Macchinari che hanno meno di cinque anni di vita e realizzati con nuovi standard tecnologici.
La fotografia è però, in definitiva, quella di un sistema industriale che viaggia a ritmi diversi e dove l’innovazione è messa a terra solo dai pesci più grossi. Il tema è quindi incoraggiare anche i piccoli ad investire adottando piani di medio termine ed evitando la pratica del cosiddetto revamping. Ovvero l'ossessiva ristrutturazione dell’esistente pur di non rottamare macchine vecchie ed obsolete.