Lo smart working segnerà la fine del weekend?
Tra smart working e riunioni da remoto il mondo del lavoro sta vivendo una rivoluzione senza precedenti. In un recente articolo l'Economist ha addirittura parlato di una nuova era in cui i confini di orario e il concetto stesso di tempo verranno ridefinti. A partire dal weekend che potrebbe scomparire.
Complice il telelavoro potremmo dire addio alla regola sacra del lavoro "da lunedì al venerdì", valida ormai da almeno due secoli. In un mondo in smartworking del resto il fine settimana diventa un concetto astratto. Secondo gli esperti citati dal quotidiano economico il lavoro invaderà sempre più il tempo libero e viceversa. In futuro i dipendenti potranno lavorare e fare delle pause quando desiderano, con la video-chiamata aziendale come unico appuntamento fisso della giornata. Un approccio ad oggi scelto da alcuni colossi del mondo IT come Facebook e Google.
Le nuove modalità di lavoro sollevano però non poche perplessità. In primo luogo il ritmo della vita è stato come spezzato e servono nuove routine: modi diversi per scandire i giorni e darsi obiettivi. Una questione che dovrà essere affrontata anche dalle imprese chiamate a gestire la nuova concezione del tempo dei propri dipendenti. In futuro si potrà lavorare, secondo il quotidiano economico, sempre 5 giorni alla settimana ma scegliendo quando essere reperibili previo accordo con l'azienda. Se, ad esempio, si preferisce smaltire il carico di lavoro sfruttando il weekend sarà possibile ricevere telefonate o a rispondere alle e-mail durante il fine settimana.
Per evitare ripercussioni negative occorre però trovare un nuovo equilibrio tra diritti e gli obblighi del lavoratore oltre a studiare i limiti di flessibilità organizzativa delle imprese prima di presentare modelli nuovi. Se è infatti facile immaginare un’azienda del terziario che dice addio al weekend concedendo autonomia ai dipendenti, più difficile è immaginare il caso di una fabbrica che cambi i ritmi di produzione. Circa quattro anni fa, ad esempio, la Magneti Marelli aveva proposto alle sue operaie un cambio di orario: proposta rimandata al mittente proprio per salvaguardare la libertà del weekend. La sfida è quindi servita non solo al tavolo delle aziende ma anche a quello dei sindacati ancora legati alla logica della prestazione lavorativa rigorosamente in presenza.