Il caso Twitter, lo smart working può essere «per sempre»?
Lo «smart working per sempre» conquista i colossi della Silicon Valley. Dopo l'annuncio di Twitter - che ha proposto di proseguire con il lavoro agile a data da definirsi - la nuova modalità di lavoro a distanza potrà essere scelta anche dai dipendenti di Google e Facebook. In breve, niente obbligo di presenza in ufficio. Ogni lavoratore potra decidere se rientrare alla scrivania oppure continuare con il lavoro da casa. Nello specifico Facebook ha spiegato che la maggior parte dei dipendenti potrà continuare a lavorare da casa fino alla fine del 2020, mentre Google ha comunicato che i lavoratori possono aspettarsi un ritorno "scaglionato" e "incrementale" in ufficio a partire da giugno, ma che alcuni dipendenti probabilmente lavoreranno da casa per tutto il resto dell'anno.
A lanciare però la rivoluzione dello «smart working per sempre» è stato l'amministratore delegato di Twitter, Jack Dorsey. Il 13 maggio scorso ha spiegato che post emergenza chiunque tra i dipendenti volesse continuare a lavorare da casa poteva farlo. Il ceo ha anche parlato di predisporre «un’indennità di mille dollari per permettere ai dipendenti di dotarsi degli strumenti necessari». Dalla scrivania, al computer alla sedia più adatta. L’azienda dei cinguettii, tra le prime a reagire all'emergenza Coronavirus chiedendo ai dipendenti di stare a casa fin dal 2 marzo, è stata poi cauta sul rientro dei dipendenti nelle varie sedi: «Quando decideremo di aprire gli uffici, non sarà nemmeno lontanamente possibile tornare all’organizzazione di prima. Sarà una riapertura prudente, ufficio per ufficio e graduale».
Che la sperimentazione del lavoro smart arrivi dalla Silicon Valley non sorprende. Qui l’elasticità sull’orario e la possibilità di svolgere le proprie mansioni anche fuori dall’ufficio sono pratiche assodate. Il lavoro agile per sempre però potrebbe generare qualche problematica anche per queste aziende diventate famose per il loro approccio innovativo. Banalmente le dinamiche di una riunione in videoconferenza non sono le stesse di una riunione dal vivo: comunicare occhi negli o occhi o in chat è diverso. Lavorando da remoto si rischia di perdere l’attitudine ad adattarsi agli altri, a mettersi in discussione, a competere e ad imparare. Ecco perché per i vertici di un'azienda che scelga il lavoro da remoto per sempre e per i manager la sfida sarà diventare leader a distanza, ovvero figure capaci di comprendere i problemi e cogliere gli umori dei colleghi anche tramite uno schermo. Il tutto per evitare che il team, unità fondamentale in epoca di smartworking, si sfilacci con ricadute sulla produttività dell'organizzazione. Nei prossimi mesi l'esperimento del lavoro a distanza potrebbe portare molte imprese ad affrontare sia difficoltà di coordinamento delle varie divisioni sia criticità nel gestire relazioni professionali da remoto, che possono rendere complesso fare gioco di squadra e stimolare la creatività. Tanto che diversi esperti di hr suggeriscono soluzioni intermedie: due giorni a casa e tre in ufficio a discrezione del lavoratore.