Dalla Cig alla sicurezza sul lavoro, come supportare le aziende nella fase 2
Cig, smart working, protocolli di sicurezza per la fase 2. Per chi si occupa di consulenza alle imprese i giorni dell'emergenza legata al coronavirus significano rispondere a migliaia di dubbi e perplessità ogni giorno. Gli imprenditori del resto, indipendentemente dal settore in cui operano, si sono trovati a causa della pandemia a fare i conti, da una settimana all’altra, con decreti ministeriali che hanno bloccato la loro attività, con nuove norme e misure di supporto alle imprese mai sperimentate prima in italia. Abbiamo chiesto a Francesco Palmieri, Consulente del Lavoro e socio dello Studio Consulenti Associati (Scoa), su quali fronti le imprese hanno avuto bisogno di maggior supporto per districarsi nel mare di nuove regole e strumenti.
«Penso agli ammortizzatori sociali», dice Palmieri, «un sistema estremamente complesso e di difficile gestione anche a livello burocratico. Come consulenti ci siamo trovati a dover tenere le fila dei rapporti non solo con i clienti ma anche con le organizzazioni sindacali». Il tutto dovendo utilizzare alcune piattaforme online messe a disposizione dagli enti pubblici che spesso si sono rivelate poco efficaci e inadatte a reggere la mole di domande inviate. «Come Scoa abbiamo seguito oltre cento aziende in queste settimane. Chi chiedeva la Cig in deroga, chi l’ordinaria, chi l’accesso al Fondo di integrazione salariale. È stato necessario spiegare agli imprenditori le tempistiche lunghe di questi strumenti. Su Cig in deroga e Fis, dopo aver mandato le domande, siamo per lo più fermi ad esempio. Si sbloccherà qualcosa soltanto nei prossimi giorni», aggiunge.
Un altro strumento adottato, pur con qualche difficoltà, anche dalle piccole e medie imprese per non fermarsi è lo smart working. «Sarebbe - dice Palmieri - più corretto parlare di lavoro da remoto perché in molti casi si è trattato più di questo. Oltre ad aver dato supporto tecnico sul fronte della tecnologia, quello che stiamo cercando di fare come consulenti è tramutare questa esperienza in un’occasione di ripensamento dei modelli organizzativi delle piccole e medie imprese. L’idea è: meno logica del controllo, più lavoro per obiettivi. Allora sì si diventa davvero smart workers».
In vista della fase 2 uno dei temi caldi per le aziende è quello della sicurezza. Tanto che si parla già di "professionisti covid" in grado di gestire il distanziamento sociale e la tutela dei lavoratori, dalla fabbrica all’ufficio. «Forse nelle aziende più strutturate sarà così - precisa Palmieri -. Parlando di pmi è più probabile che l’unione di competenze diverse, dal consulente sulla sicurezza, a quello legale ed al medico del lavoro, possano garantire gli strumenti adeguati per far rispettare le norme». Il consiglio di Scoa è quello di non tralasciare nessun dettaglio per tutelare al meglio i dipendenti e non fermare il business. «È importante far capire agli imprenditori che basta una norma non rispettata e un controllo per bloccare di nuovo l’attività. Per cui la strategia deve essere una sola: mettere a punto protocolli di sicurezza specifici per ogni azienda. Caso per caso», conclude Palmieri.