In Italia 600 mila lavoratori agili, lo smart working cresce nelle Pmi
L’Italia è sempre più un Paese di Smart Worker. Nel 2019 i lavoratori dipendenti che godono di flessibilità e autonomia nella scelta dell’orario e del luogo di lavoro sono aumentati del 20%, arrivando a sfiorare le 600 mila unità. A pochi giorni dalla prima Giornata del Lavoro Agile organizzata dal comune a Bologna il 24 ottobre, si torna a parlare di innovazione nella gestione del personale. Nel caso dello smart working possiamo parlare di un piccolo boom che ha interessato in primo luogo le grandi multinazionali ma anche le pmi che iniziano a comprendere l’importanza della digital Transformation e della gestione smart del lavoro. Circa il 50% delle pmi infatti applica o ha allo studio progetti di telelavoro.
“Dal nostro osservatorio - spiega Francesco Palmieri, Consulente del Lavoro ed esperto SCOA - registriamo un interesse in crescita. Certo occorre affiancare gli imprenditori nella conoscenza del nuovo strumento che non è un nuovo tipo di contratto ma semplicemente una riorganizzazione del lavoro interno”. Adottare un modello di tipo Smart non significa solamente lavorare da casa - con un miglior bilanciamento del tempo “casa-ufficio” per i dipendenti - ma per l’impresa , specie se di piccole o medie dimensioni, significa puntare non solo sulla quantità di lavoro ma sulla qualità. “Occorre responsabilizzare i dipendenti da remoto che devono essere sempre reperibili e allo stesso tempo lavorare per obiettivi”, aggiunge Palmieri.
Si tratta anche di orientare il modello di leadership a favore del concetto di collaborazione. “Per fare un esempio - dice Palmieri - di recente abbiamo seguito una società attiva nel settore informatico. Una realtà che impiegava diversi sviluppatori software. Con il supporto di SCOA abbiamo organizzato team dislocati in smart working con benefici sia per lavoratori che per l’impresa”. Il lavoro agile offre infatti una serie di vantaggi sia per il personale che per l’azienda. Si va dalla maggiore autonomia dei dipendenti, al risparmio sugli affitti delle aree di lavoro, trasporti o forniture, passando per il welfare. “Se il lavoro è ben strutturato e basato su obiettivi puntuali, può certamente aiutare la produttività”, conclude Palmieri.