Screening dei cv e analisi semantica: i vantaggi dell’Intelligenza artificiale per le Hr
L’Intelligenza Artificiale è un'alleata con la a maiuscola per le risorse umane e lo sarà sempre di più nei prossimi anni. Secondo una recente ricerca realizzata da Talent Garden, «La Digital Transformation nella gestione delle Hr», l’AI potrebbe efficientare il lavoro dei recruiter. Attraverso un sondaggio che ha coinvolto 600 lavoratori del settore è emersa l’importanza strategica di questo nuovo strumento di lavoro. Per il 70% l’Intelligenza Artificiale e il Machine Learning sono i trend tecnologici che avranno una maggiore rilevanza nei prossimi anni. Solo dopo troviamo l’Internet of Things e l’uso degli Analytics. Sono ormai superati invece i trend tecnologici attuali, come il Cloud, le Mobile App e la Robotica, rispettivamente indicati dal 30%, 28% e 26% del campione. Siamo quindi davanti a una progressiva integrazione di trend che fino a poco tempo fa apparivano rivoluzionari.
Ma quali sono i vantaggi dell’AI in ambito Hr? Per rispondere a questa domanda bisogna analizzare il lavoro dei recruiter individuando gli aspetti più ripetitivi della professione. Un esempio su tutti: la selezione manuale dei cv. Un’attività spesso inutile se si considera che la maggior parte dei candidati, in genere, non è in linea con la posizione ricercata. Si stima che il processo di screening dei curriculum e la selezione dei candidati richieda in media almeno 23 ore di tempo. L’Intelligenza Artificiale può fornire un notevole contributo in questo senso: parliamo di software in grado di ottimizzare la ricerca dei candidati tramite keyword, algoritmi in grado di estrapolare in automatico i dati da documenti destrutturati come i cv o usare l’analisi semantica per fornire un’interpretazione a determinati comportamenti e azioni creando un cluster di candidati. Come dimostrano le ricerche del Social Computing Lab della Fondazione Bruno Kessler dove vengono studiate le reazioni umane sul posto di lavoro o durante un colloquio per predire i comportamenti futuri dei candidati o dei dipendenti.
In più l’AI può supportare la scrittura degli annunci di lavoro, affinare la ricerca delle informazioni online e arricchire le schede dei candidati oltre a suggerire in automatico profili simili a quelli già apprezzati. Grazie all’automazione di determinati processi si ridurrebbe quindi il time to hire essenziale per non farsi sfuggire i migliori talenti. Creare infatti un processo di selezione agile migliora l’esperienza del candidato e favorisce il rapporto con l’azienda. L’Intelligenza Artificiale può anche migliorare la cosidetta employee retention, ovvero la capacità delle aziende di trattenere i propri talenti. È il caso ad esempio del programma “Proactive Retention” di IBM, in grado di analizzare posizione, titolo e stipendio dei dipendenti, correlandoli alle informazioni sulla storia delle promozioni e sui rapporti con la direzione. Sulla base di questi dati, l’algoritmo calcola la probabilità di abbandono dell’azienda da parte di un professionista e consente così un intervento tempestivo per andare incontro alle sue specifiche esigenze. Questo processo di mantenimento e mobilità dei propri talenti ha consentito a IBM un risparmio di 130 milioni di dollari in costi di assunzione.
Grazie all’AI il recruiter può concentrarsi sugli aspetti più significativi del processo di selezione come il colloquio o la valutazione psicologica del candidato. Oltre a focalizzarsi sull’intelligenza emotiva, sulla progettazione e sulla visione di lungo periodo, lasciando alla macchina i compiti ripetitivi e meccanici. E forse anche un più noiosi.